Gli stadi di sviluppo della RSI nella strategia aziendale
La responsabilità sociale d'impresa (RSI) ha rappresentato negli ultimi decenni uno dei filoni chiave della ricerca sulla gestione organizzativa aziendale. Ciò ha portato ad un cambiamento nel rapporto tra economia, società ed ambiente naturale.
Ad oggi, è diventata prassi, da parte delle aziende, informare in maniera trasparente suI proprio sito web circa i programmi aziendali incentrati su questioni sociali ed ambientali; i temi dell'etica e della sostenibilità sono stati introdotti nel curriculum di formazione manageriale della maggior parte delle università, ed in ultimo, i governi e le organizzazioni internazionali stanno lavorando a regolamenti che promuovano pratiche commerciali responsabili, mentre le ONG e le società di consulenza stanno sviluppando standard per aiutare le aziende nel processo di transizione alla sostenibilità.
Spinta dalla crescente importanza per gli stakeholder e dai fallimenti della gestione basata sulla creazione del valore, la responsabilità sociale d'impresa offre una nuova filosofia aziendale, spostando l'attenzione dalla performance finanziaria e dal primato degli azionisti verso nuovi obiettivi; integrare pratiche ESG e massimizzare il valore condiviso.
Adottare la RSI significa pertanto incorporare alcune modifiche alla strategia e al funzionamento aziendale, alla rendicontazione e alle procedure. Nel linguaggio della teoria istituzionale, la RSI rappresenta l'attuazione di nuove pratiche e cambiamenti organizzativi. L'insieme di nuove regole e norme deve essere tradotto in una nuova forma di strategia aziendale, deve assumere la forma di modelli decisionali e deve assicurare risorse organizzative adeguate nell’’attuazione efficace di una specifica strategia. In tal modo le organizzazioni possono reagire in modo diverso a tali cambiamenti e pressioni ed adottare vari approcci per rispondere ad essi.
Cambiamento, complessità e interconnettività sono le caratteristiche delle economie e delle società contemporanee. La globalizzazione, insieme ai nuovi modelli sociali ed economici, ha profondamente influenzato il modo in cui governi, manager e leader si interfacciano con le proprie attività.
John Elkington, un imprenditore e scrittore inglese, ha coniato l'espressione “Triple Bottom Line” o “PPP” (Pianeta, Persone, Profitto) per sintetizzare l'idea di un business sostenibile. La sua teoria sostiene che le aziende dovrebbero operare in modo da creare valore per l'ambiente, per le persone e per le imprese.
In altre parole, le aziende dovrebbero considerare gli aspetti ambientali, sociali ed economici (ESG) delle loro attività. Questo approccio può portare a una serie di benefici, tra cui:
● maggiore valore della produzione: le aziende che operano in modo sostenibile possono ridurre i costi e aumentare l'efficienza, il che può portare a un aumento dei profitti.
● maggiore attrattiva per gli investitori e i consumatori: i consumatori e gli investitori sono sempre più interessati alle aziende che si impegnano per la sostenibilità.
● riduzione dell’impatto ambientale: le aziende che operano in modo sostenibile possono ridurre l'inquinamento e proteggere l'ambiente.
In passato, le aziende adottavano strategie sostenibili su base volontaria. Tuttavia, oggi le normative sono considerate lo strumento principale per promuovere la sostenibilità aziendale. Le normative possono fungere da guida per le imprese, fornendo loro un quadro di riferimento per le proprie attività. Possono anche essere utilizzate per incoraggiare le imprese ad adottare pratiche sostenibili, fornendo loro incentivi o disincentivi. Le aziende che presentano una reportistica di sostenibilità hanno una facilità di accesso al credito poiché ciò dimostra la loro attenzione alla sostenibilità e la loro capacità di gestire i rischi associati.
Il passaggio dalla NFRD alla CSRD
L'Unione Europea, negli ultimi anni, ha avviato una serie di iniziative per diventare leader mondiale nella transizione sostenibile. Con l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, l'UE ha introdotto misure strutturali per l'industria e ha presentato una roadmap per la finanza sostenibile. Queste iniziative mirano a creare un sistema economico-finanziario più sostenibile, in cui le imprese siano responsabili del proprio impatto sul pianeta.
In questo contesto, La Non-Financial Report Directive (NFRD), approvata nel 2014, ha introdotto l'obbligo per le grandi imprese europee di pubblicare informazioni di carattere non finanziario, in particolare in materia ambientale, sociale e di governance. La direttiva è stata successivamente aggiornata nel 2019 con l'inclusione di nuove tematiche, come il rispetto dei diritti umani e la lotta alla corruzione.
Il 16 dicembre 2022 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE la Direttiva 2022/2464 sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (CSRD). La CSRD modifica la Direttiva 2013/34/UE, che impone alle imprese di grandi dimensioni di comunicare informazioni di carattere non finanziario.
Rappresenta un passo in avanti significativo rispetto alla NFRD (Non financial Reporting Directive), in primis per l’utilizzo della terminologia utilizzata, si rimuove il bias per cui non si da rilevanza a qualcosa che non è considerato finanziario introducendo una nuova dicitura “Corporate Sustainability”. La nuova direttiva amplia notevolmente il campo degli obblighi di reporting, implementando nuove tematiche e rafforzando le regole in vigore.
La CSRD ha tre obiettivi principali:
migliorare la qualità e la trasparenza delle informazioni di sostenibilità fornite dalle imprese;
favorire la comparabilità delle informazioni di sostenibilità tra le imprese;
incoraggiare le imprese a migliorare la propria performance di sostenibilità.
La CSRD introduce una serie di novità rispetto alla NFRD, tra cui:
L’obbligo di Assurance
I report di sostenibilità saranno sottoposti a revisione, con un livello di revisione iniziale “limited assurance”. In futuro, l'obiettivo è raggiungere un livello di revisione “resonable assurance”, come quello previsto per i bilanci economici. La revisione sarà effettuata da un revisore contabile accreditato.
Introduzione della “double materiality”
La CSRD richiede alle imprese di considerare sia gli impatti della sostenibilità sui propri risultati economici, sia gli impatti dei propri risultati economici sulla sostenibilità.
L’informativa di sostenibilità digitalizzata
Per facilitare la diffusione delle informative di sostenibilità, le imprese saranno obbligate a renderle digitali, utilizzando i linguaggi XHTML e XBRL. Questo comporterà l'utilizzo di "tag" (etichette digitali) per la rendicontazione ESG.
La collocazione dell’informativa di sostenibilità
L'informativa di sostenibilità dovrà essere inserita all'interno della Relazione sulla Gestione, e non in un documento a sé stante. Questo garantirà una maggiore integrazione tra informazioni di carattere finanziario e non.
Un unico standard di rendicontazione
Per garantire una maggiore comparabilità tra le informative di sostenibilità, le imprese saranno tenute ad adottare un unico standard di rendicontazione, l'ESRS (European Sustainability Reporting Standard). Questo standard sarà sviluppato dall'EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). Per le PMI saranno introdotti degli standard specifici, in modo da tener conto delle loro esigenze e caratteristiche.
Implicazioni per le imprese
La CSRD avrà importanti implicazioni per le imprese europee che dovranno adeguarsi alle nuove regole entro il 2026, se non prima. L'adeguamento richiederà alle imprese di implementare nuovi processi e sistemi per la raccolta dati e la gestione delle informazioni di sostenibilità.
La CSRD rappresenta un'opportunità per le imprese di migliorare la propria performance di sostenibilità e di comunicare in modo più efficace i propri risultati ai propri stakeholder. Le imprese che saranno in grado di cogliere questa opportunità avranno un vantaggio competitivo rispetto alle altre.
Integrare la responsabilità sociale come parte delle strategie aziendali è fondamentale affinché si possa creare un valore sostenibile nel lungo termine, la direttiva mira a rafforzare la responsabilità sociale aziendale e a migliorare la trasparenza e la rendicontazione delle informazioni non finanziarie da parte delle imprese. Ciò richiede un approccio manageriale che consideri attentamente le esigenze degli stakeholder, valuti gli impatti delle attività aziendali e sviluppi politiche e pratiche coerenti con principi etici e sostenibili.
Per gli esperti HSE e gli specialisti ESG, la CSRD rappresenta un'opportunità significativa per promuovere la RSI all'interno delle loro organizzazioni. Essi possono svolgere un ruolo chiave nell'identificare i rischi legati alle questioni sociali, ambientali e di governance e nella definizione di politiche e misure per mitigarli. Inoltre, possono fornire una guida preziosa nella raccolta dati e nell'elaborazione delle informazioni richieste dalla CSRD, garantendo che le imprese forniscano una rendicontazione accurata e completa delle loro attività. Essi avranno il compito di valutare gli impatti delle attività aziendali sui dipendenti, sulla salute e sicurezza, sull'ambiente e sulla società nel suo complesso. Inoltre, saranno responsabili della definizione di politiche e misure per mitigare i rischi e promuovere la responsabilità sociale all'interno delle organizzazioni.
La mano posta da parte dell’UE sulla spalla delle imprese rappresenterà una spinta significativa verso un maggiore senso di responsabilità sociale e una maggiore trasparenza delle imprese. Avverrà un cambiamento culturale nel modo in cui le imprese concepiscono e gestiscono la responsabilità sociale, spingendole a considerarla come un elemento centrale delle loro strategie aziendali. Ciò contribuirà a creare organizzazioni più sostenibili e resilienti, in grado di affrontare le sfide sociali ed ambientali attuali e future.
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